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  Djerba la dolce

 

 

Djerba la dolce

 

Uno sguardo panoramico dell’isola: il paesaggio, la vegetazione e le città.

 

Djerba la dolce, perla del Mediterraneo, isola dell’oblio, oasi di pace, terra di sogni, questi sono alcuni appellativi da cui si intuisce il fascino di questa isola che, a partire da Ulisse e i suoi compagni, ha sempre sedotto chi decide di visitarla.

 

Sarà per la bellezza del paesaggio, con le lunghe spiagge di sabbia bianca e fine, sarà per le dune e le palme che parlano d’Africa e di deserto e la distinguono dalle tante isole del Mediterraneo, sarà per il mare azzurro e per il cielo chiaro che si staglia dalle case bianche e le fa risaltare, sarà per l’ospitalità degli abitanti, per il cibo saporito, per la sua storia ricca di mito e di fascino che traspare dai racconti dei marinai quando parlano di Ulisse, di Calypso e del corsaro Dragut: una cosa è certa: questa è un’isola che incanta.

 

Djerba, si può scrivere anche Jerba, è un’isola piatta di 614 km quadrati situata di fronte alla costa meridionale della Tunisia e non lontano dal confine con la Libia. E’ collegata al continente da un ponte romano a sud-est lungo 6 km. Conta più di 145.000 abitanti, per lo più di origine berbera.

 

Coperta di alberi e fiori, l’isola è di fatto una grande oasi: più di un milione di palme da dattero e 700.000 ulivi alcuni vecchi di 3.000 anni. 133 km di costa lambita dalle acque cristalline e accarezzata da dolci brezze e all’interno, innaffiati da 2700 pozzi, spuntano piccoli campi di albicocchi, fichi, limoni, mandarini, uva , arance e melograni: solo l’appassionato di mitologia in cerca del famoso loto rimarrà deluso: sulla isola non ce ne sono.

 

Appaiono qui e là, tra i campi, raggruppate in piccoli villaggi o isolate, delle case di un bianco da togliere il respiro che le fa sembrare gioielli luccicanti gettati con noncuranza su un tappeto di velluto verde. Sono i tipici menzels e con le loro cupole tonde, i giardini interni puliti e lussureggianti, il candore accecante interrotto solo da decorazioni di ferro che sembrano merletti color del cielo, costituiscono un gioiello architettonico che contribuisce non poco al fascino del luogo.

 

Sull’isola vi sono anche 200 piccole moschee le più antiche delle quali furono costruite come fortezze per difendersi dagli invasori.

 

Nel periodo romano e fenicio l’isola si chiamava Meninx, come il suo capoluogo le cui rovine si trovano nei pressi del ponte romano che unisce l’isola alla terraferma. Dopo la conquista musulmana Djerba divenne il luogo di rifugio della setta islamica ibadita che tuttora esiste solo su questa isola.

 

Nel Medioevo gli abitanti resistettero ai potenti dominatori del mediterraneo europeo e dal XII al XVI secolo combatterono incessantemente soprattutto contro gli spagnoli ma occasionalmente anche contro i re uniti della cristianità.

 

Houmt-Souk, che significa mercato, con una popolazione di 45.000 persone, è oggi la capitale dell’isola e uno dei centri urbani più pittoreschi della Tunisia. E’ una città ben tenuta e luminosa che si sviluppa intorno all’area del souk dove si può trovare una quantità e varietà impressionante di prodotti d’artigianato locale: abiti tradizionali, coperte realizzate come ai tempi di Annibale, gioielli d’oro e d’argento dalle lavorazioni artigianali, articoli di pelle, stuoie di paglia, ceramiche e terracotta.

 

In città due luoghi che vale senz’altro la pena visitare sono: il museo del folklore e dell’arte popolare, dove sono esibiti costumi e gioielli tradizionali, e la fortezza storica di BorJ el-Kebir, una cittadella araba del XV secolo. Da queste parti il corsaro Dragut sorprese la flotta spagnola nel 1560 e la sconfisse. Molti turisti sono colpiti dalla targa che ricorda il luogo dove si ergeva la torre di teste o Bordj-er-Rious , una piramide costruita dai turchi con i crani dei 5.000 spagnoli uccisi nella battaglia. Il macabro monumento rimase sul luogo fino alla metà del XIX secolo, quando le ossa vennero trasferite nel cimitero cristiano di Houmt-Souk.

 

A parte la capitale, che rimane difficile da eguagliare, ogni altra cittadina dell’isola è nota per qualche produzione artigianale speciale o perché è un luogo di importanza storica. Ajiim, che è collegata da un traghetto con la terraferma, è famosa per la pesca delle spugne;

 

El-May ha un mercato pieno di colori; a Fatou si producono cestini finemente intrecciati a mano; Guellala è un centro di produzione artigianale di ceramica e porcellana dai tempi di re Mida; La Ghirba è nota per la sua sinagoga, una delle più antiche e famose del mondo e per il monastero annesso le cui fondamenta furono gettate nel 584 a.c. Sinagoga e monastero testimoniano della presenza sull’isola di una minoranza ebraica che la abita da secoli o addirittura millenni. Mahbounine è famosa per i suoi giardini; Midoun è celebre per le danze Gougou e Sedouikech è nota per le museruole di cammello fatte a mano, i cestini da pesca e cappelli di paglia.